martedì 18 giugno 2013

I cento passi



Il mio quotidiano tragitto casa-ufficio prevede nell'ordine: bus, metro A e metro B (viceversa quello ufficio-casa). Tra un mezzo di trasporto e il successivo, percorro dei tratti a piedi, in tutto circa duemilacento passi, durante i quali sono costretto giocoforza a interrompere la lettura e a stare un minimo attento a dove metto i piedi. Di solito ne approfitto per sollevare lo sguardo e spaziare su paesaggi urbani e scene di varia umanità.
I cento passi del titolo sono quelli che vanno dalla fermata del bus nei pressi di piazzale degli eroi fino all'incrocio con via giulio venticinque, molto interessanti da un punto di vista antropologico/faunistico.
A mo' di esempio descrivo quelli di ieri.
Prime trenta falcate con passaggio davanti al grosso edificio che ospita una scuola media pubblica, l'anno scolastico è finito ma davanti all'ingresso sostano cinque o sei gruppetti di adolescenti in attesa di entrare per qualche attività estiva, raccolti rigorosamente per etnia, senza alcuna commistione: i neri stanno coi neri, gli asiatici con gli asiatici, i romani tra di loro; dieci passi dopo, da una smart con gli interni in pelle rossa esce una quarantenne anch'essa rossa, pluriaccessoriata, fisico prorompente, abitino svolazzante, iphonecinque all'orecchio e borsa fendi, attrae gli sguardi degli astanti nell'officina per scooter proprio di fronte; ancora diciotto passi e una donna della stessa età ma dalla pelle decisamente più scura fruga in un cassonetto aiutandosi con un uncino ricavato da una vecchia gruccia per abiti; ventidue passi più in là sosta il camioncino per la raccolta sperimentale dell'umido, una coppia matura apparentemente dello stesso ceto sociale della rossa lascia diligentemente il proprio sacchetto con i resti di una cena basata (ci scommetterei dieci a uno) sulla dieta dukan; i successivi venti passi sfilano lungo due bancarelle tenute da pakistani, la prima vende cenci "tutto a 5 euro", la seconda jeans femminili attillatissimi esposti su manichini ipersexy.
Sta a voi unire i puntini e capire cosa ne esce fuori. E ricordatevi che il superfluo esiste sempre unicamente per farsi prendere a calci in culo.

9 commenti:

  1. Anonimo18/6/13

    Ah, voi frequentatori di metropoli! Credete di unire puntini diversi da noi provinciali, ma quanto vi sbagliate!

    RispondiElimina
  2. Indubbiamente la città offre molti spunti per scrivere. Squarci di umanità, volti da decifrare. Qua in campagna ci si conosce tutti e si spettegola di tutti; all'inizio mi piacevano il verde, la tranquillità, la libertà, ma alla lunga mi sono un po' venuti a noia. Se non c'è un po' di movimento, non c'è nemmeno fantasia, e la creatività ha bisogno di stimoli.
    Perché non sviluppi qualcuna delle tue immagini? Sono tutte buone per scriverci su una storia.

    RispondiElimina
  3. Non ne sarei in nessun modo capace. Al massimo posso citare Verdone: "ahò, certo che pure la campagna, du palle"

    RispondiElimina
  4. La differenza tra provincia e città in questo caso è molto labile perchè, ammettiamolo, roma è una delle città più provinciali che esistano. E' più un insieme di quartieri che una vera città.
    Chiudo con Toto Cutugno: voglio andare a vivere in campagna ah ah

    RispondiElimina
  5. Dimenticavo: durante tutto il tragitto si vede un tipo strambo con pochi capelli che si guarda attorno sospettoso e bofonchia qualcosa: pare proprio stia contando...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. "bofonchia": come mi piace questa parola! Ma ce le avranno tutti, anche nelle altre lingue delle parole così perfette?

      Elimina
    2. E ci stavo proprio pensando: ma tu conti i passi? Lo fai ber hobby o per potet scrivete un bel post?

      Elimina
    3. Non lo faccio sempre. Solo se voglio misurare la mia alienazione.

      Elimina
    4. Ah, ecco! Ci proverò

      Elimina