mercoledì 30 novembre 2011

Un tacchino evoluzionista

Ho appena letto l’ultimo articolo di Amedeo Balbi sul Post. Ne riporto la prima parte:
la scienza ha un metodo: anzi, si potrebbe dire che la scienza è un metodo. Un metodo che usa l’esperimento e l’osservazione per mettere alla prova ipotesi e affermazioni sulla realtà, ipotesi e affermazioni che a loro volta devono essere formulate in modo da poter essere sottoposte al vaglio dell’esperimento. La scienza è una formidabile, efficacissima macchina per selezionare, tra tutti i pensieri che il nostro cervello può produrre a proposito del mondo, quelli che hanno la maggiore aderenza con la realtà”.
Verissimo. Universale.
Scorgo un meccanismo che riprende esattamente un altro processo basilare, l’evoluzione biologica. E va bene, rompo sempre le scatole con ‘sta cosa del darwinismo. Ma c’è poco da fare, la scoperta dell’algoritmo evolutivo è una delle più grandi conquiste teoriche dell’umanità, ed è il processo fondamentale di tutte le attività biologiche. E la scienza intesa come metodo cui fa riferimento Balbi (che poi sia la fisica o l’astronomia, la geologia o la chimica, poco importa) è sempre un’attività biologica, nel senso che è fatta da uomini, e come tale deve sottostare alle leggi valide per la biologia.
Mi spiego meglio: il metodo scientifico funziona esattamente come dice Balbi, osservazione, ipotesi, esperimento, controllo dell’ipotesi, conclusioni. C’è una selezione delle ipotesi in base al loro grado di rispecchiare la realtà. Il metodo funziona, e guarda caso è lo stesso metodo che adotta la natura da centinaia di milioni di anni nel fare le sue scelte in materia di vita.
Gli elementi imprescindibili perché ci sia evoluzione biologica sono tre:
·         Mutazione (se non c’è mutazione le specie non si possono evolvere, rimangono statiche).
·         Selezione (gli individui con le mutazioni favorevoli sopravvivono all’ambiente meglio degli altri).
·         Ereditarietà (gli individui sopravvissuti trasmettono alla progenie le proprie mutazioni).
Nella scienza come metodo di scelta questi tre passi si traducono in:
·         Mutazione: proposta di ipotesi differenti per la spiegazione di un fenomeno.
·         Selezione: le ipotesi vengono filtrate tramite esperimenti, quelle che hanno successo e superano le prove a cui sono (artificialmente) sottoposte, sopravvivono.
·         Ereditarietà: le ipotesi che hanno passato il vaglio degli esperimenti diventano patrimonio della prossima generazione di ipotesi, che verranno costruite a partire da quelle.
Non so, forse il parallelismo tra il metodo scientifico e la selezione darwiniana è banale, già traspariva dal post di Balbi e non c’era bisogno di sottolinearlo. O, al contrario, è fin troppo azzardato. Ma questo blog serve anche a questo, a proporvi angolazioni diverse aspettando le vostre considerazioni. Non vi accalcate.

2 commenti:

  1. Vede sig. Tacchino, è proprio questo che fa di lei un blogger. Io, come al solito, avevo letto l'articolo citato un giorno prima di lei, ma come per tutte le cose di questo mondo non avevo ritenuto necessario far sapere agli altri cosa ne pensavo. Mi faccio le mie idee e me le tengo. Le porto con me sino alla tomba. Voi blogggers siete invece degli incontinenti emotivi (o cognitivi). In questo siete molto simili ai bambini, che ciò che pensano lo devono dire. O forse no, forse siete invece altruisti, e contribuite con questo comportamento al progresso del genere umano. Chissà?
    Pdb

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  2. Forse la seconda per mezzo della prima.

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